I, I will be king. And you, you will be queen - David Bowie, Heroes
Nome Omen, dicevano i romani. Per Alessandro Re, chitarrista e membro fondatore della tribute band ReQueen (anche qui, notare il curioso e intrigante gioco di parole tra italiano e inglese) l'incontro con la "regina" del rock inglese era probabilmente già scritto nel destino. Un incontro avvenuto in tenera età, sulla suggestione di MTV e VideoMusic e di una canzone destinata a diventare una delle hit di maggiori successo del gruppo di Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon. Da lì in poi è stato tutto un crescendo di emozioni, fino all'approdo sul palco, rigorosamente con una Red Special a tracolla e una moneta da sei penny tra le dita...
Alessandro Re e i Queen: quando avviene il colpo di fulmine?
Era il 1984, avevo 10 anni ed ero molto incuriosito da tutti quei videoclip che bombardavano la TV. Era un periodo di estrema creatività, soprattutto fuori dai confini italiani i video erano davvero dei catalizzatori per i ragazzi che iniziavano ad assimilare i ritmi del POP e del ROCK. A un certo punto arrivò quel tizio coi baffi che muoveva con assoluta padronanza, quasi dominante, le lancette di un grande orologio su un ritmo davvero accattivante: era il videoclip di RADIO GA GA!!! Due anni dopo poi, l’uscita del film Highlander mi ha dato la consapevolezza che i Queen, con la loro colonna sonora dura, epica, dolce e ritmata al tempo stesso, erano divenuti il gruppo che avrei amato per sempre!
Il tuo ruolo sul palco come emulo di Brian May è sicuramente molto impegnativo: puoi raccontarci qualcosa della strumentazione che utilizzi durante i live?
Negli anni ho avuto la sbagliata presunzione di voler emulare il suono di Brian May con le pedaliere più disparate. Da quando sono nati i REQUEEN ho voluto invece virare sulla stessa strumentazione del mio idolo: chitarre Red Special Brian May Guitars (suonate esclusivamente con il sixpence: la moneta che usa May), Treble Booster per saturare il VOX AC30 e il Gmajor 2 della Tc Electronics per chorus e i delay che utilizzo per il Brighton Rock Solo. Per le parti acustiche ho una Ovation 12 corde e una Yamaha SLG 100 N.
Sul sito dei ReQueen è presente il racconto del tuo incontro con Brian May del febbraio 2016, in occasione del tour acustico con Kerry Ellis: ora che è passato un po' di tempo, qual'è la cosa che ti è rimasta più impressa di quell'emozionante faccia a faccia?
L’incontro del febbraio 2016 lo ricorderò come una delle situazioni più surreali della mia vita. L’invito ufficiale arrivò via mail la notte prima (era circa l'una e mezza) dopo che avevo terminato una serata proprio al Kill Joy. Non sono riuscito a dormire ma ho passato tutta la notte a fantasticare su quanto sarebbe potuto accadere il giorno dopo. Il Doc (così lo chiamiamo affettuosamente anche se effettivamente lo è a tutti gli effetti accademici) è davvero un uomo incredibile! Ha l’aurea della legenda, è immancabile non sentirlo a pelle. Ma è di una squisitezza davvero che ti toglie di testa le stupidaggini sui clichè riguardanti le star della musica. Ha dovuto faticare un pochino per metterci a nostro agio vedendo che (io e altre 4 persone invitate con me) eravamo degli ebeti in preda al panico totale... però è stato attentissimo a voler sapere da dove provenivamo geograficamente e cosa facevamo nella vita. Un vero colloquio fra amici!
Quest'anno ricorre il quarantennale di NEWS OF THE WORLD... che legame hai in particolare con questo album dei Queen?
NOTW è ovviamente venuto dopo (ma non troppo) gli altri dischi dei Queen. Quella We are the Champions che esplodeva ad ogni manifestazione sportiva (ricordo distintamente anche durante il Rally del 1989 con la Lancia Delta di Biasion che vinceva e veniva accompagnata da questa colonna sonora trionfante) era davvero da scoprire! Oggi è sicuramente tra i primi cinque album dei Queen che preferisco.
E a proposito di preferenze... siamo arrivati al momento più difficile: i tuoi 5 brani preferiti dei Queen e un tuo commento personale su ognuno di essi...
Eh domanda cattivella 🙂 Diciamo che ne commenterò cinque che sono sicuramente tra i miei preferiti, di cui solo il primo è innegabilmente il mio preferito in assoluto:
1. Bohemian Rhapsody: beh, è la magnum opus! Freddie Mercury ha creato un’opera d’arte da accostare ad un film kolossal ed ad un quadro esposto al Louvre! Ma soprattutto, in questo brano sono presenti in maniera ben distinta tutti i tratti caratteristici degli altri quattro Queen;
2. I Want It All: l’heavy tanto caro a Brian May, ma melodico! C’è la potenza che cammina a braccio con la melodia; i cori e l’incredibile forza vocale di Mercury sono davvero disarmanti;
3. Somebody to Love: Mercury abbraccia il gospel. Il brano è un pop melodico dove i richiami a quel genere ne fanno davvero un grande pezzo;
4. A Winter Tale: contenuta nell’ultimo album dei Queen, MADE IN HEAVEN… Il brano è struggente e Mercury descrive benissimo ciò che vorrebbe in quel momento. E’ lontano dai fasti dei tour mondiali, ha abbandonato la vita fin troppo “goliardica” dei circoli e delle disco Gay che frequentava a Monaco e New York. Ora sa che purtroppo la sua salute sta pagando lo scotto delle disattenzioni e sta amando la serenità di Montreux: la cittadina svizzera che si bagna sul lago di Ginevra;
5. Innuendo: dall’omonimo album del 1991. C’è chi l’ha soprannominata la “Kashmir” dei Queen ma nella realtà è un brano incredibilmente creativo e soprattutto prodotto in maniera impeccabile. Qui la voce di Mercury si spinge davvero oltre i normali confini del canto e le chitarre di Brian sono divenute legenda (la parte flamenco, per chi non lo sapesse, è stata registrata da Steve Howe degli Yes con la supervisione di Brian May)
Al Kill Joy ormai siete di casa: cosa state preparando per tutti coloro che vi verranno ad ascoltare sabato 21 ottobre?
Il Kill Joy la definiamo CASA con grande orgoglio: il nostro debutto nel gennaio 2013 è avvenuto proprio lì, grazie soprattutto alla lungimiranza di Davide Occhipinti, che ha creduto subito nel nostro progetto di avere a Roma una vera Tribute Band dedicata ai Queen e non una semplice cover band dedita solo all’esecuzione di una set list di canzoni. Davide è stato un filtro di grande aiuto per capire come crescere artisticamente: le scelte su alcuni brani e su alcune “situazioni” sono venute fuori grazie anche al suo intercedere tra gli artisti e il pubblico del locale, davvero un ottimo fulcro sul quale sono ruotati gli strumenti di lavoro per migliorare ancora e ancora! Come sempre porteremo sul palco uno show studiato su diversi elementi che hanno caratterizzato gli spettacoli dei Queen: ci saranno le hits ma anche delle chicche meno conosciute, ci saranno gli assoli ma soprattutto ci sarà tanto coinvolgimento per tutte le persone che verranno a gustarsi una bella serata in nostra compagnia!