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Un compleanno in Blues

Postato su 17 settembre 2018 da Paolo Carnelli

130 concerti in tutta Italia. 21 al Kill Joy. L'avventura dei Blue Trouble di Doriano Gallozzi non accenna a fermarsi. Dal 2001 a oggi sono passati tanti anni, ma l'emozione nell'ascoltare Doriano omaggiare il grande Eric Clapton è sempre la stessa. Perché Doriano è uno che sul palco ci mette prima di tutto il cuore, oltre a tutto il resto. Per questo al chitarrista romano non poteva non venire spontaneo festeggiare il suo 54simo compleanno in concerto. Al Kill Joy ovviamente, sabato 29 settembre. Un compleanno in blues a cui siete tutti invitati. Ma prima, sette domande a Doriano: storie di musica, di amicizia e di sincerità Blues.

La prima domanda è d'obbligo: quando hai iniziato a suonare la chitarra e perché hai scelto proprio questo strumento?
Ho sempre amato la musica e arrivato a 17 anni ho chiesto di poter studiare il pianoforte perché ero attratto dal sintetizzatore. Purtroppo in famiglia odiavano il pianoforte e quindi in alternativa mi venne proposta la chitarra. Naturalmente iniziai a studiare la chitarra classica presso una scuola che seguiva il programma del conservatorio: studiai per tre anni, due lezioni a settimana – tecnica su strumento, teoria musicale e solfeggio – e due ore al giorno di allenamento senza mai saltare, né domenica, né estivi, né festivi; era diventata quasi un’ossessione più che una vera e propria passione. Al termine del terzo anno stavo ultimando la preparazione dell’esame del quinto anno al Conservatorio, quando ho capito che la chitarra classica non era la mia strada e ho deciso di lasciarla per passare alla chitarra moderna, dapprima folk e dopo poco tempo elettrica, che non ho mai più lasciato, e sulla quale continuo a cercare di evolvermi e migliorare. Quando ho iniziato a studiare chitarra classica avevo 17 anni: oggi sto per compierne 54 per cui di tempo ne è trascorso un bel po'… ma non potrei più farne a meno!

A quando risale l'incontro con Clapton?
Ho iniziato a muovere i miei primi passi con la chitarra elettrica negli anni ’80, quando la new wave e un certo tipo di pop stavano facendo affievolire l’ondata dei grandi gruppi rock degli anni ’70. La chitarra elettrica per me significava essenzialmente "rock", in tutte le forme possibili, ma fui conquistato dalla emozionalità che certe atmosfere riuscivano a evocare in me, cosa che mi portò dritto sul pianeta Pink Floyd e mi trasformò in un discepolo devoto di David Gilmour: David mi segnò profondamente, sia per quanto riguardava un determinato stile musicale, sia per la ricerca del suono “giusto”. Ascoltandolo con attenzione scoprii le sue radici musicali così affini a quel blues che ha sempre dichiarato di amare, cosa che mi ha spinto a esplorare questo genere musicale per me completamente sconosciuto. In mezzo a tanti grandi chitarristi blues fui attratto da quelli più rock (Hendrix ad esempio) e via via da quelli più raffinati e capaci di far evolvere il proprio stile: fu allora che scoprii Mr Slow Hand.

La storia della musica è piena di grandi chitarristi... cos'è che ti ha colpito in modo particolare di Clapton e cosa ritieni che abbia in più rispetto ad altri illustri colleghi?
Clapton viene spesso accostato al Blues americano, del quale viene considerato figura altamente rappresentativa, ma non dimentichiamoci che la sua matrice musicale di provenienza è quella del British Rock, anche se ha scritto ed eseguito musica appartenente anche ad altri stili, dal reggae al funk al pop all’ambient per colonne sonore fino alla dimensione acustica, basti ricordare il memorabile lavoro “Unplugged”. Di Clapton ho sempre apprezzato l'estrema flessibilità e versatilità, la capacità di essere riconoscibile con poche note e il suo tocco inconfondibile, qualsiasi stile suonasse.

La domanda più difficile: i tuoi cinque brani di Clapton, o resi celebri da Clapton, che tu preferisci con una breve motivazione per ognuno!
Decisamente una domanda cui è difficile rispondere, la produzione di Clapton è davvero sconfinata…
1 - Badge. Scritta a due mani con l'amico George Harrison, brano che nonostante lo abbia eseguito decine di volte live continuo ad amare profondamente e sul quale non smetto di emozionarmi suonandolo
2 - Crossroads. La personale rilettura da parte di Clapton di un intramontabile blues di Robert Johnson che Eric rende estremamente aggressiva e molto rock
3 - My Father's Eyes. Struggente ballad scritta per il padre e che adoro nella esecuzione live
4 - Old Love. Dall'album Journey Man dei primi anni 90, eseguita assieme all'amico Robert Cray. Un giro di accordi molto evocativo e un un testo che richiama la tristezza di un amore perduto
5 - Broken Hearted. Brano acustico, da sempre uno dei miei preferiti in assoluto del grande slowhand, che preferisco eseguita in duo con John Mayer per un concerto di beneficenza. Soluzioni armoniche non scontate, atmosfere rarefatte di accordi sospesi e un testo non banale che investe temi di sofferenza umana. Un brano che mi è rimasto dentro fin dal primo ascolto.

Tantissimi anni con i Blue Trouble, raccontami qualche episodio che ti sta particolarmente a cuore legato ai concerti e alla vita con la band...
Effettivamente siamo on the road da tanti anni: la band è nata nel lontano 2001 e dopo oltre 130 concerti siamo ancora qui. Nel corso del nostro cammino alcuni momenti restano davvero scolpiti a fuoco. Ricordo ad esempio quando partecipammo al contest per Pistoia Blues: eravamo pieni di ansia e nervosissimi, il pubblico non era affatto facile e dovevamo confrontarci con ottimi gruppi. Ce la mettemmo tutta e non andammo granché, ma imparammo tante cose importanti. Ricordo poi quando ci invitarono al Torre Alfina Blues Festival: facemmo il viaggio tutti insieme nella stessa macchina, una risata dopo l’altra, una atmosfera goliardica da pullman turistico in gita piuttosto che da team di professionisti che si sarebbero esibiti in una piazza, e quella sera in quella piazza ci divertimmo davvero un mondo. E ancora l’immensa emozione provata quando aprimmo a Roma il live del grande Rudy Rotta, purtroppo scomparso, col quale ebbi l’onore di fare un duello chitarra contro chitarra dopo essere scesi dal palco mentre giravamo in mezzo ai tavoli, una esperienza semplicemente indimenticabile, una energia inesauribile che mi sentivo addosso, davvero una serata magica. Infine voglio ricordare quando per la prima volta mia figlia piccola mi è venuta a vedere in concerto: lo sguardo incantato con cui ammirava il suo papà non lo avrei mai più trovato su nessun viso neppure se fossi mai diventato una Rockstar vera! Oggi la formazione non è la stessa di quando siamo partiti, i tempi cambiano e scelte di vita diverse fanno sì che si decida di prendere strade diverse, ma sono felice di poter dire che le persone che condividono ora con me il progetto Blue Trouble sono accomunate dalla mia stessa passione e dal medesimo desiderio di fare musica, e sono dei veri grandi, grazie ai quali ho modo di imparare e crescere continuamente.

Quale strumentazione utilizzi dal vivo?
Essenzialmente Fender Stratocaster: ne ho una nera e una Sunburst anni ’50, mi piace pensare siano lontane ammiratrici delle ben più note Blackie e Brownie. Utilizzo anche una Les Paul per i brani più duri o che comunque richiamano l’epoca in cui Clapton suonava con i Cream o prima ancora con John Mayall nei Bluesbreakers. Come effettistica uso oramai da tempo un processore digitale a modelli fisici di ultima generazione, col quale entro direttamente nell’impianto. Il rig che ho modellato per i brani di Clapton si basa quindi essenzialmente su Marshall Plexi e Fender Bassman, aggiungo il Tube Screamer e talora Wah Wah Dunlop proprio per avvicinarmi il più possibile alle sue sonorità. Poco altro a parte qualche effetto di ambiente e una equalizzazione molto spinta sui medi per tentare di emulare il “Woman Tone”.

Il 29 settembre al Kill Joy, Blue Trouble in concerto: sarà un sabato sera memorabile. Vuoi inviare un messaggio a tutti gli amici del Kill Joy per presentare l’evento?
Sabato 29 settembre sarò con i Blue Trouble sul palco del Kill Joy per la ventiduesima volta e anche se è un locale in cui riesco sempre a sentirmi a casa e fra amici l'emozione è grande e sto già cominciando a sentirla. A mezzanotte in punto festeggerò il mio cinquantaquattresimo compleanno e davvero non potrei chiedere di meglio che festeggiarlo in musica e con la musica. Sarò felice di incontrare gli amici che vorranno partecipare e sarò altrettanto felice di fare musica per coloro che non conosco e che quella sera si troveranno lì con noi. Dicono che la magia del Blues consista nel far sparire la tristezza a chiunque lo suoni e a chiunque lo ascolti. Mi piacerebbe davvero che questa magia si sprigionasse sabato 29 per tutti coloro che ci saranno… e comunque a mezzanotte si brinda!

Posted in Blog David Gilmour, Doriano Gallozzi, Eric Clapton, George Harrison, Rudy Rotta
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